Si susseguono le tragedie nel Mediterraneo. Lo stillicidio non fa più notizia a meno che le circostanze possano essere interpretate e sfruttate da chi continua ad agitare irresponsabilmente la necessità di una guerra globale all’islam.
Non possiamo che essere grati ai nostri governi, alla Marina Militare, e Protezione Civile e a quanti altri si prodigano instancabilmente per la salvezza di centinaia di migliaia di profughi e migranti, ma questo ormai non basta più.
La crisi nel mediterraneo ha assunto proporzioni epocali. Il ritorno tragico degli errori e orrori storici successivamente, impone un cambio di direzione e l’assunzione di una responsabilità che dev’essere condivisa a livello europeo. Da molti mesi il ministro dell’interno ha fornito dati oggettivamente spaventosi a proposito dello tsunami di migranti che si stava preparando nell’immediato entroterra della costa libica. La confusione interna e la mancanza di un’autorità certa e riconosciuta ha dato adito alla peggiore pratica di sfruttamento del fenomeno migratorio.
Non possiamo limitarci a piangere i morti, dobbiamo attivare politiche e metodologie atte a governare il fenomeno, poi arginarlo e infine farlo cessare.
Governarlo significa garantire immediatamente la sicurezza dei viaggi di coloro che già sono in procinto di partire, sottraendoli ai loro negrieri e predisponendo un’ampia operazione di accoglienza che coinvolga tutti i paesi della UE.
Per arginarlo sarà necessario ripristinare il controllo di un governo unitario libico sulle coste, organizzando anche appositi e dignitosi campi di accoglienza e assistenza.
Per farlo infine cessare sarà ineludibile che l’EU si assuma appieno le sue responsabilità e metta in atto politiche di sviluppo equo e solidale nei paesi più acutamente colpiti dalle crisi. Sarà un processo lento e anche costoso ma ci eviterà, oltre le lacrime, anche pericoli di destabilizzazione e discordia interna.
Il direttivo nazionale UCOII
19/04/15