L’UCOII chiede alla Corte di giustizia dell’Unione europea di rivedere questa sentenza. E’ una decisione, quella di permettere alle aziende il divieto dello hijab, che, contrariamente alle prerogative proprie dell’istituzione, non garantisce il diritto comunitario di tutti, perché lede quello delle sole donne musulmane.
Ci chiediamo poi cosa significhi “esigenza reale” come unico deterrente per i datori di lavoro ad agire contro la libertà di una donna musulmana. Troppo labile e facilmente manipolabile.
Chiediamo anche agli Stati membri dell’UE di intervenire su questa sentenza che va palesemente contro le libertà civili delle donne, in questo caso musulmane, le quali devono essere libere di indossare o meno un copricapo come tutti i cittadini dell’Ue.
“E’ un altro passo, questo, verso l’istituzionalizzazione dell’islamofobia – afferma la vicepresidente dell’UCOII Nadia Bouzekri -, un atto che questa volta non si mostra sotto forma di riconoscibili manifestazioni di hater dietro una tastiera, ma con il volto più presentabile delle istituzioni comunitarie. Una decisione più dolorosa umanamente, dunque, per chi le vive. Chiediamo un passo indietro”. “Con questa sentenza, la Corte di giustizia dell’Unione europea mostra una totale indifferenza al contesto sociale affrontato dalle donne musulmane in Europa, che riscontrano già ostacoli significativi nel trovare e mantenere un lavoro e questa sentenza non farà che peggiorare la loro situazione, dando ai datori di lavoro la licenza di discriminare” continua Bouzekri.
Roma, 17 luglio 2021
Ufficio Stampa Unione delle Comunità Islamiche d’Italia