Discriminata in campo a causa del velo, la condanna dell’UCOII

Un episodio da stigmatizzare quello avvenuto ieri, domenica 27 febbraio, sul campo del Pro Vercelli. Protagonista la calciatrice Maroua Morchid che, una volta entrata in campo, si è vista intimare, senza spiegare il motivo, dal direttore di gara di togliersi l’hijab (velo che copre il capo della donna musulmana) e a seguito del suo rifiuto la partita è stata sospesa.

L’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia esprime la propria vicinanza a Maroua vittima di un vero e proprio atteggiamento islamofobo. Lo sport dovrebbe insegnare a chi lo pratica e a coloro i quali sono chiamati a disciplinarlo valori come il rispetto della diversità, all’inclusione, alla solidarietà trasformando in ricchezza le specificità dei singoli.

La partita, valida per il campionato under 19, è stata sospesa senza che l’arbitro abbia voluto dare spiegazioni a Maroua e alla dirigenza. Un comportamento inspiegabile anche alla luce del fatto che la giocatrice del Pro Vercelli, così come dichiarato dalla società, aveva disputato tutte le altre partite indossando il velo.

“È vergognoso che nel nostro Paese avvengano ancora discriminazioni, ciò che è successo a Maroua è inaccettabile e non può passare inosservato” – commenta Nadia Bouzekri, vice presidente dell’U.CO.I.I.

Ci auguriamo che tale episodio non si ripeta mai più. Chiediamo alla Federazione degli Arbitri del Piemonte di prendere provvedimenti nei confronti del direttore di gara affinché possa riflettere sul suo gesto che, senza dubbio, ha ferito la sensibilità di Maroua, delle sue compagne di squadra e di tutta la nostra comunità.